Ernia del disco nel cane

Ernia del disco nel cane

Le estrusioni discali sono un tipo di ernia del disco che colpisce soprattutto, ma non solo, alcune razze che vengono definite condrodistrofiche, scopriamo di cosa si tratta.

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Cos’è il disco intervertebrale?

Il disco intervertebrale costituisce un mezzo di unione tra due corpi vertebrali contigui.

È una struttura fibrocartilaginea posta tra due vertebre adiacenti.
Agisce come un cuscinetto elastico che, oltre a permettere i movimenti della colonna vertebrale, ha la funzione di sopportare e ammortizzare le forze compressive che agiscono su di essa.

Anatomicamente è costituito da:

  • una porzione centrale detta nucleo polposo interno il cui tessuto presenta una consistenza simile ad un gel che conferisce al disco le sue proprietà elastiche
  • anello fibroso esterno – con la forma di anello che racchiude la prima, di tessuto fibroso e quindi più consistente.

Cosa significa ernia del disco

Si definisce ernia del disco la dislocazione del disco intervertebrale o di una sua parte al di fuori della sua sede.

Alla base dell’ernia c’è la degenerazione del disco intervertebrale che perde le sue caratteristiche di elasticità e può rompersi e fuoriuscire in parte o completamente verso il canale vertebrale causando compressione e contusione del midollo spinale.

Distinguiamo due tipi principali di ernie del disco:

  • estrusioni -Hansen tipo 1
  • protrusioni -Hansen tipo 2.

Estrusioni discali e protrusioni discali: quali differenze?

Estrusioni discali

Le estrusioni discali sono un tipo di ernia del disco che colpisce soprattutto in alcune razze che vengono definite condrodistrofiche:

  • Bassotto
  • Pincher
  • Pechinese
  • Shih-tzu
  • Bouledogue francese
  • Barboncino
  • Beagle
  • Cocker spaniel
  • Maltese.

Seppur le estrusioni siano tipiche dei soggetti condrodistrofici possono manifestarsi anche in altre razze di cani e nei meticci.

In questo caso si verifica una degenerazione a carico del nucleo polposo che perde idratazione e va incontro a calcificazione.
Tale degenerazione può determinare la rottura dell’anello fibroso esterno e la conseguente espulsione del materiale discale degenerato nel canale vertebrale, causando un trauma e una compressione sul midollo spinale in modo improvviso e violento, con un esordio generalmente acuto della sintomatologia.

Protrusioni discali

Con il termine di protrusione ci si riferisce invece a un fenomeno di degenerazione dell’intero disco, che si sposta dalla sua sede e protrudendo nel canale vertebrale comprime il midollo .Questo tipo di patologia è più tipica di soggetti di media-grossa taglia (pastore tedesco, husky, boxer) e generalmente ha un andamento di tipo cronico.

Nelle protrusioni discali si ha invece una degenerazione della porzione fibrosa dell’anello esterno del disco che si sposta dalla sua sede e protrudendo nel canale vertebrale comprime il midollo fino a determinare compressione progressiva delle radici nervose e del midollo spinale.

In questo caso le razze più predisposte sono quelle di taglia grande:

  • Pastore tedesco
  • Labrador Retriever
  • Dalmata
  • Husky
  • Boxer ecc.

Si possono riscontrare sia singole che multiple. 

 

Sintomi di Ernia del disco nel cane

La sintomatologia è determinata dalla compressione del midollo spinale e dipende dalla gravità e dalla sede della lesione.

I sintomi possono essere estremamente variabili e andare dalla riluttanza al movimento e a fare le scale, dolore.
A volte l’animale si lamenta al solo tentativo di avvicinarsi, cifosi (incurvamento verso l’alto della schiena), incoordinazione fino alla paralisi parziale o completa degli arti.

Nel caso di estrusioni si ha un’insorgenza improvvisa dei sintomi che variano da dolorabilità della zona interessata, fino a deficit di varia entità nella capacità deambulatoria (paresi-paralisi).

Nel caso di protrusioni spesso l’insorgenza della sintomatologia è cronica e consiste in difficoltà deambulatoria di vario grado, ma progressiva.

È importante ricordare che i pazienti con ernia del disco spesso si presentano con addome teso e dolente mimando una sintomatologia di tipo colico (simile a un “mal di pancia”).

Si tratta invece di un fenomeno di dolore riferito.

In questi casi, soprattutto nelle razze considerate a rischio, è sempre bene sospettare una patologia del disco intervertebrale.
Nel caso si manifestino i sintomi sopra descritti, anche se di lieve entità, è importante non sottovalutarli e non esitare a contattare il proprio veterinario: si tratta infatti di una patologia dinamica che può degenerare anche improvvisamente.

Per questo già alle prime avvisaglie è opportuno che il paziente venga sottoposto ad approfondimenti diagnostici.

Diagnosi di ernia: come confermare la patologia?

La diagnosi delle ernie del disco può essere seguita solo con metodiche di diagnostica per immagini avanzata.

Il protocollo diagnostico prevede:

  • visita neurologica
  • esami complementari
  • radiografie
  • risonanza magnetica e/o tomografia computerizzata

Terapia dell’ernia del disco

La terapia può prevedere trattamenti di chirurgia decompressiva (talvolta urgente) o terapia conservativa a seconda dei casi.

Terapia Chirurgica

In caso di grave compressione midollare la terapia d’elezione è la decompressione chirurgica.
Anche in presenza di una sintomatologia di lieve entità la compressione può essere notevole indirizzando verso un terapia chirurgica decompressiva immediata.

Terapia Medica

La terapia conservativa prevede un periodo di riposo assoluto associato o meno a una terapia farmacologica.
Perché la terapia conservativa abbia successo è fondamentale la collaborazione del proprietario nel limitare il più possibile l’attività fisica del paziente.

Post operatorio dell’intervento di ernia

Una volta dimesso, il paziente dovrà essere sottoposto a un periodo di riposo assoluto di almeno 30 giorni (salvo diversa indicazione ).

Come già accennato riferendosi alla terapia conservativa, anche in questo caso il ruolo del proprietario ha un’importanza fondamentale per il buon esito del trattamento.

Durante tale periodo di convalescenza il paziente andrà tenuto in un ambiente il più possibile confinato (un gabbione, un recinto o un box), al fine di evitare qualsiasi movimento eccessivo e dannoso.

Inoltre sarà importante ricordare che:

  • le uscite andranno condotte esclusivamente al guinzaglio (oppure se necessario “in braccio”) e per un tempo limitato
  • evitare le scale sia in salita che in discesa
  • evitare che il paziente possa salire e scendere da piani rialzati (letti, divani….)
  • Se in casa ci sono altri animali, è consigliabile tenerli in ambienti separati almeno nelle prime fasi della convalescenza.

Dopo l’intervento chirurgico, e al di la del periodo di riposo assoluto di cui si è parlato, il paziente va considerato “convalescente” per almeno due mesi in cui l’attività fisica deve essere comunque in parte limitata.

Controllo dell’urinazione

Spesso la paralisi degli arti posteriori è associata a paralisi della vescica che rende il paziente incapace di urinare spontaneamente.
Tale condizione può perpetuarsi anche nelle prime fasi del post-operatorio.

In questo caso è fondamentale garantire lo svuotamento della vescica almeno una volta nelle 24 ore tramite compressione manuale o cateterismo.
Il proprietario dovrà prestare la massima attenzione a questo aspetto, e in caso di necessità rivolgersi alla clinica o al veterinario curante.

Altre indicazioni da seguire dopo le dimissioni

Il paziente è stato sottoposto a un intervento chirurgico in anestesia generale, quindi, una volta dimesso andrà:

  • tenuto in un ambiente tranquillo e confortevole e ad una temperatura adatta alla stagione in corso (non troppo freddo in inverno e non troppo caldo in estate)
  • somministrare le terapie nei modi e nei tempi illustrati al momento delle dimissioni (per qualsiasi dubbio contattare la clinica negli orari indicati al fine di ottenere i chiarimenti necessari)
  • la ferita chirurgica è protetta da un apposito cerotto, che andrebbe preferibilmente rimosso dopo circa 3-4 giorni 
  • si procederà alla rimozione dei punti trascorsi almeno 10-15 gg dall’intervento
  • controllare che la ferita rimanga sempre pulita e che non si sviluppino gonfiori anomali o arrossamenti eccessivi. In tal caso contattare la clinica e se non è possibile il proprio veterinario curante
  • nel caso dovesse insorgere qualsiasi complicanza o qualsiasi peggioramento delle condizioni del paziente si consiglia di contattare la clinica negli orari indicati o al di fuori di tali orari, di contattare il veterinario curante o la struttura di pronto soccorso di riferimento
  • tenere informati i medici sull’evoluzione delle condizioni del paziente
  • effettuare i controlli clinici richiesti.

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